Almus Company srls recensioni

Ho lavorato per Almus Company al mio primo anno di università, ero una matricola appena arrivata a Bologna, cercavo un lavoro che potesse permettermi di creare relazioni interpersonali, visto che non conoscevo nessuno, ma soprattutto che potessi conciliare con lo studio ( mia priorità assoluta).
Sono stata immediatamente accolta in questa meravigliosa realtà fatta da ragazzi giovanissimi ed entusiasti del percorso intrapreso e mi sono sentita a casa, in pochissimo tempo mi hanno insegnato l' arte della vendita e come relazionarmi con il pubblico, motivo per il quale ho scelto di rimanere con loro per i successivi 3 anni.
Mi dispiace leggere determinati commenti che non corrispondono assolutamente alla realtà, perché ho ancora oggi un bellissimo ricordo di quell' azienda e di tutto il suo team.
Ho visto ragazzi diventare imprenditori e stravolgere in meglio la loro vita e quella dei propri familiari e io in primis con soli 12 giorni di lavoro al mese ho guadagnato tantissimo, da mantenermi università e vita da fuori sede.
Tutto ciò che è legato ai pagamenti e ai trasporti viene detto con estrema trasparenza già in fase di colloquio per permetterci di scegliere se far parte del team o meno.
Un esperienza che consiglio e che porterò sempre nel cuore.

Ho lavorato per 8 mesi per Almus Company come incaricata alle vendite (IV). Ho avuto la fortuna di imparare l’arte della vendita da abilissimi professionisti e grandissime persone. Inoltre si vendeva per conto di enti benefici grandi come Save The Children quindi è stato anche bello sapere che stavo aiutando dei bambini grazie a questa attività . I ragazzi incontrati mi hanno formato egregiamente rendendosi anche validi esempi di disciplina, professionalità, formazione, orientamento all’obiettivo e lavoro di squadra. Nonostante il meraviglioso ambiente, non posso negare che il lavoro è stato per me sacrificante per diversi motivi. Innanzitutto fisicamente: per raggiungere i luoghi di lavoro (eventi) mi alzavo presto, alle 6-6,30 circa per prendere il treno ed attaccare alle 9. La sera ero a casa verso le 22,30. Capita spesso che mi ritrovavo a fare due/tre giornate piene di fila poiché avevo deciso di prendere il lavoro seriamente. In secondo luogo, c’è il guadagno: parte del mio stipendio se ne andava subito poiché lo spendevo in mezzi di trasporto che sono unicamente a carico degli incaricati alle vendite (IV) (in media 120 euro circa al mese di cui 77,5 euro di abbonamento ogni mese per la tratta Bologna-Cesena + autobus e treni del lunedì e martedì e qualche tratta extra a Modena, Ferrara, Parma qualche volta anche Mantova e Ravenna). Oltretutto, alle provvigioni vengono anche e giustamente sottratte le tasse. Risultato: il netto di ciò che guadagnavo era sempre meno del mazzo che mi facevo. Nel mio caso l’ansia di non guadagnare insieme ad una forte stanchezza fisica e problemi miei personali, mi hanno fatto spesso perdere l’atteggiamento positivo, un elemento fondamentale per il guadagno. Si, è possibile guadagnare molto, intraprendere un percorso di crescita e diventare imprenditori, ma il prezzo può essere davvero caro. Si tratta solo di capire se il gioco vale la candela e nel mio caso non era così. Sono rimasta perché l’ambiente era troppo bello, direi unico e molte persone le ricorderò per sempre. Non ho amato il trattamento dell’owner quando ho scelto di lasciare il lavoro. Ho adorato però il percorso perché mi ha insegnato moltissimo e salvato da un periodo buio della mia vita. Sono professionali, pagano puntuali e sanno anche ridere, scherzare e fanno attenzione a tutte le esigenze dei ragazzi.

Mi ero iscritta al loro annuncio di lavoro in cui c’era scritto che ricercavano un assistente alla clientela, io avendo già avuto esperienza come receptionist e accoglienza clienti mi sembrava adatto.
Ovviamente era soltanto uno specchietto per allodole, si trattava infatti di un lavoro sottopagato full time (12/13 ore!!!) il cui unico compito è quello di girare da un centro commerciale all’altro per riuscire a strappare firme per save the children (sarà veramente così poi?) a quei pochi polli che ci cascano.
Davvero pessimi, abili solo a prendere in giro la gente.